MICHELANGELO LUPO
ARCHITETTO
RESTAURI
IL MONASTERO DI S. ANTONIO ABATE
PROGETTO DI RESTAURO DEL MONASTERO DI S. ANTONIO ABATE
Il monastero di S. Antonio Abate sorge ai piedi del Gebel al Galala al Qibliya, in un’area del deserto orientale e prossima alla costa del Mar Rosso, a circa 140 a sud-est del Cairo e a circa 40 km ad ovest della città Zafarana. La sua costruzione ebbe inizio nel 356 d.C., anno della morte del Santo, ad opera dei suoi discepoli. Il santo morì all’età di 105 anni dopo aver trascorso buona parte della sua vita ascetica in una grotta della montagna che domina il monastero. Esso rappresenta il più antico monastero copto d’Egitto, uno dei più antichi di tutta la cristianità e al suo interno si trovano 7 chiese. Il restauro è stato voluto dal suo Superiore, l’abate Justus, che ha trovato la disponibilità delle autorità egiziane e del Ministro della Cultura per finanziare un progetto durato 8 anni e costato circa 15 milioni di dollari. Il monastero, in alcune sue parti, versava ormai in uno stato di precarietà e degrado strutturale, condizione aggravata dal terremoto che colpì l’area nel 1992. È interessante notare come la maggior parte delle maestranze che hanno lavorato alla sua rinascita, fossero di religione musulmana.
DETTAGLI
Committente: Ministero Egiziano della Cultura e Consiglio Superiore Egiziano delle Antichità .
Date: 1998 – 2005
Luogo: Mar Rosso, Egitto.
L’ENTRATA PRINCIPALE
Un tempo il monastero era accessibile solo attraverso la grande nicchia al centro dell’immagine. Sulla sua sommità v’era una stanza dove risiedeva un meccanismo a ruota orizzontale che, mosso a braccia, mediante una corda issava coloro che dovevano entrare nel monastero, previa identificazione. Un sistema di sicurezza comprensibile considerato che il monastero fu eretto e cinto da mura proprio per difendere i monaci dai continui attacchi e saccheggi da parte dei beduini. Nella nicchia di sinistra invece si trovava un’altro meccanismo a verricello, dal nome matama, che serviva a calare cibo, vivande o altri piccoli pacchi.
LA ROBATYA E IL BASTIONE
La robatya era il luogo sociale dei monaci. La loro vita era scandita dal lavoro e dalla preghiera e l’unico momento di ritrovo era quello del pasto. Nella robatya si trova quindi il refettorio, caratterizzata dal lungo piano in pietra, costeggiato parallelamente e su entrambi i lati dalle lunghe sedute, anch’esse in pietra. L’edificio è collegato alla torre mediante un piccolo ponte levatoio in legno che serviva in caso di attacco esterno o pericolo. In questi casi i monaci potevano trasferirsi dalla robatya alla torre e una volta sollevato il ponte rimanevano isolati al suo interno.
IMMAGINI D’INIZIO SECOLO SCORSO