MICHELANGELO LUPO
ARCHITETTO
IL VALORE IDENTITARIO DELLA CAPPELLA PAOLINA
La Cappella Paolina, situata a pochi passi dalla Cappella Sistina da cui la separano solamente la Scala e la Sala Regia, è uno degli ambienti più intimi dei Palazzi Apostolici, deputato ad essere luogo privilegiato di preghiera e raccoglimento privato del Pontefice. L’aurea di opportuna riservatezza che l’avvolge l’ha resa meno accessibile e per questo meno nota al grande pubblico, ma la Cappella Paolina racchiude per la Chiesa di Roma un valore simbolico e identitario persino maggiore della Sistina. Essa custodisce al proprio interno anche due affreschi di inestimabile valore artistico eseguiti nel 1550 da Michelangelo Buonarroti e da considerarsi tra gli ultimi sforzi compiuti dall’artista, oltre ad affreschi di Lorenzo Sabatini e Federico Zuccari. Eretta tra il 1537 e il 1543 ad opera di Antonio da Sangallo il Giovane e Perin del Vaga per volontà di Paolo III Farnese, da cui prende il nome, la Cappella Paolina ed il suo ciclo d’affreschi rappresenta e legittima la missione pastorale del Pontefice, ne sublima il ruolo di guida della comunità cristiana universale, l’Ecclesia, e di custode del Corpus Christi. Non a caso la cappella è dedicata ai santi Pietro e Paolo, considerati i fondatori della Roma cristiana.
IL PROGETTO ILLUMINOTECNICO
L’impianto doveva rispettare la cifra intima dell’ambiente ed essere quindi flessibile e performante per accompagnare i diversi momenti della liturgia con l’opportuna delicatezza o la dovuta potenza, esaltando le antiche cromie ritrovate in seguito al restauro delle opere di Michelangelo, Sabatini e Zuccari. Il punto fondamentale risiedeva nella possibilità di controllare una trama di luce che avvolgesse in modo perfettamente uniforme la volta dell’intera cappella affinché il complesso d’affreschi risultasse come un unicum senza soluzione di continuità. In seguito numerose simulazioni e verifiche preliminari in loco si è deciso per l’installazione di un impianto LED che garantisse efficienza luminosa (rapporto watt impiegati/lumen emessi) e un’eccellente resa cromatica data dall’assenza di radiazioni ultraviolette e infrarosse e dall’assenza pressoché totale di calore nella direzione di proiezione della luce. Due aspetti questi che, in termini conservativi, assumevano un peso preponderante vista la presenza di opere artistiche e architettoniche sensibili alla luce e al calore. Le simulazioni svolte con fluorescenze, hanno mostrato che un’emissione complessiva di 8500 lumen/metro restituiva un’illuminazione soddisfacente. Utilizzando quindi LED dimmerabili di nuova generazione da 1 Watt, con colorazione luce bianco caldo 3000 ° K (simile ad una fluorescenza 830) ed emissione di 70 lumen per Watt, era necessario utilizzare circa 100 LED per metro. Per far sì che la volta fosse illuminata in modo perfettamente uniforme si è deciso di disporre i LED su tre barre da 36 LED per metro e ogni barra ospitava lux con apertura diversa, rispettivamente da 110, 50 e 25°. La struttura che ospita le tre barre è stata posizionata e mimetizzata lungo tutto il cornicione della volta. Il risultato estetico è davvero confortevole, la luce si diffonde fasciando tutta la volta in modo dolce, ma incisivo e senza sbavature.
In queste due immagini si può vedere come si presentava la cappella prima dell’intervento di restauro durato otto anni e che, oltre a riconcepirne totalmente l’illuminazione, ne ha riscoperto il volto originario. Il pavimento era coperto da una moquette che celava un magnifico pavimento in marmo e l’altare era stato rimosso dal presbiterio. Le pareti laterali interessate dagli affreschi di Michelangelo erano scarsamente illuminate e lo stesso si può dire del soffitto della volta anche se in questa immagine si può apprezzare solo parzialmente. I Tedofori inoltre non avevano più la la loro funzione illuminante originaria.
Il presbiterio gode di un’illuminazione indiretta riflessa dalla luce proiettata sulla volta dall’impianto montato sul cornicione e da una soluzione diretta che consiste in una luce che illumina direttamente la sedia papale, particolarmente utile durante la lettura dei Vespri da parte del Pontefice. Infine, una serie di proiettori montati all’interno della lanternina della cupola, possono proiettare un fascio dimmerabile di luce zenitale sull’altare che, alla massima intensità, restituisce un impatto scenico estremamente solenne.
Per quanto riguarda i due capolavori di Michelangelo, La conversione di Saulo sulla parete sinistra e La crocifissione di Pietro sulla parete destra, si voleva offrire un’illuminazione indipendente dagli altri circuiti che, in determinati momenti, consentisse di illuminarli ed apprezzarli in modo esclusivo. Per ovviare ai tipici inconvenienti di una luce radente, che mette in risalto le irregolarità superficiali dei muri e le imperfezioni dei dipinti, sono state montate e mimetizzate sulle cornici alla base degli affreschi due barre di LED con ottiche ellittiche a diversi angoli di emissione e il puntamento in opposizione ad incrocio. Questa combinazione restituisce una luce piena lungo tutta la superficie del dipinto offrendone una lettura precisa ed appagante.